Anche nelle case popolari è possibile costruire e manutenere spazi perché diventino luoghi dell’abitare; assegnare alloggi dignitosi accompagnando ed educando gli inquilini ad incontrare i vicini nel rispetto delle regole; rifiutare le logiche del «si è sempre fatto così» per co-progettare nuovi servizi con istituzioni pubbliche e private; unire legalità e solidarietà per non lasciare nessuno da solo anche di fronte alla morosità incolpevole; stimolare reti di cura diffusa e di mutuo aiuto all’ interno dei comparti e nel territorio; introdurre tecnologie per l’assistenza e la capacitazione di anziani e disabili; promuovere percorsi di mediazione sociale e vera partecipazione affinando l’ascolto dei bisogni per una pedagogia dell’abitare. Tutto questo è utopico? Forse, ma non esiste alternativa se non quella di appiattire la visione dell’edilizia pubblica amputandola di dimensioni essenziali che costituiscono il benessere degli individui/abitanti.

Rimanendo ancorati allo status quo si forniscono argomenti ad un discorso pubblico infarcito di stereotipi e luoghi comuni, o ancora peggio, strumentalmente indirizzato a sminuire uno strumento fondamentale delle politiche abitative pubbliche, puntando il dito su tutto ciò che non funziona nelle case popolari. Questo libro racconta che è possibile parlare “in positivo” delle case popolari, considerandole a tutti gli effetti “territori di relazione”, da amministrare secondo i principi di una gestione sociale integrata. L’ambizione del volume è quella di stimolare un dibattito, il più ampio possibile, tra una pluralità di soggetti sui temi connessi all’abitare pubblico, finalizzandolo alla costruzione di un nuovo approccio alle politiche per l’edilizia residenziale pubblica, decisamente più integrato con le altre politiche di welfare. 

Chi amministra immobili pubblici, deve pensare “abitativamente”, sapendo tenere insieme aspetti che un approccio convenzionale tenderebbe a separare: la casa e il suo contesto sociale, le unità di vicinato e il quartiere, la città pubblica nel suo complesso, che tutti vorremmo a misura di abitante, soprattutto dopo la drammatica esperienza pandemica.


“Questo libro fornisce a chi opera nei servizi abitativi una lente straordinaria per osservare meglio il cambiamento in corso: le Aziende Casa sono chiamate infatti a riorganizzarsi per diventare uno strumento utile nel passaggio da politiche per la casa a politiche per l’abitare. Sono numerosi i fattori che hanno incentivato e promosso questo passaggio e il libro li documenta in maniera puntuale e precisa. L’identikit degli abitanti dell’edilizia residenziale pubblica è profondamente cambiato negli ultimi e necessita di servizi per l’abitare in grado di “dialogare” con i servizi sociali e sanitari seguendo i dettami della co-programmazione e co-progettazione e coinvolgendo i soggetti del terzo settore e dell’associazionismo civico. Il tema da affrontare consiste nella capacità di immaginare politiche diverse che, senza derubricare il problema fondamentale dell’accesso ad un alloggio a canone sociale per le famiglie povere, non dimentichi l’esigenza, altrettanto importante, della qualità di vita nei comparti di edilizia popolare”

Marco Bertuzzi, Presidente di ACER Bologna


“Superando la retorica che si è affermata in questi ultimi anni, secondo cui avremmo bisogno di “meno pubblico”, le Agenzie Casa, soprattutto a fronte dei cambiamenti intervenuti nella cosiddetta questione abitativa, potranno ritrovare un proprio spazio e riconoscimento solo se sapranno ridefinire la propria natura pubblica nella gestione sociale del loro patrimonio immobiliare, senza dimenticare nessuno. In questa prospettiva il volume di Braga rappresenta un utile e prezioso contributo ad un percorso orientato alle persone e alle comunità residenziali che almeno alcune Agenzie Casa hanno già intrapreso”

Dall’introduzione al libro a cura di Maurizio Bergamaschi, Università di Bologna


“La relazione è per l’autore la bussola che qualifica la natura sociale degli interventi e che per molti versi può qualificare rinnovate politiche per l’abitare in termini di offerta di servizi abitativi e non di sole case. Oltre al sapiente uso delle parole e alla ricchezza di riflessioni che apre, il lavoro di Braga si distingue per un altro grande elemento di originalità e preziosità. È un lavoro che coniuga la riflessione sistemica con una profonda conoscenza della pratica, quella che si è radicata nel territorio di Bologna, dove l’autore opera. In un mondo di specialismi, dove chi osserva e chi è osservato raramente coincidono, il primo è in genere nell’accademia e il secondo nelle politiche e nei servizi, questo lavoro costruisce un ponte che mancava”

Dalla Postfazione al libro a cura di  Raffaella Esposito, SDA Bocconi e Massimo Bricocoli, Politecnico di Milano